giovedì 25 gennaio 2018

KETHER E MALKUT: IL RIFLESSO E IL SUO SEME

Nell'albero della vita, tradizionalmente, abbiamo la rappresentazione di due estremi: Kether e Malkut.
Kether in alto, seme, prima della contrazione della Luce; Malkut in basso, riflesso e manifestazione di Kether dopo la dispiegazione delle sephirot.
Il seme contiene in potenza tutto l'albero, ma stiamo contemplando un albero che ha le radici in alto. Come ci suggerisce il taro de l'appeso dobbiamo porci in un cambio di paradigma rispetto all'ordine naturale delle cose di questo mondo.
La numerologia ci offre una visione filosofica e qualitativa sia di Kether associandolo all'Uno quanto a Malkut, decima e conclusiva sephirah dell'albero. 
l'1 come potenzialità assoluta, il 10 riflesso e concretezza, realizzazione molteplice in quanto 1 e 0: nuove potenzialità multiple (1) in nuove infinite possibilità (0) ci conducono alla realizzazione di una nuova dimensione: il 10.
Gli estremi individuati da Malkut e Kether ci permettono uno spettro speculativo e operativo sul quale la nostra visione martinista si dispiega e la nostra operatività trova ispirazione. Basta pensare che tramite la croce cabalistica il nostro primo gesto rituale è il collegamento filosofico tra Kether e Malkut; tra la Corona e il Regno. Il primo pensiero in Malkut è per noi iniziati quello intimo, individuato personale. Una volta presa coscienza della nostra natura separata è qui riflessa in maniera condizionata, l'iniziato anela ciò che si cela in Kether alimentando un desiderio di ascensione e reintegrazione.
Eccoci nel mistero della dualità, nella sua origine misteriosa. L'essere supremo genera l'uomo, ma l'uomo desiderando l'Essere supremo lo genera, l'uno il riflesso dell'altro, l'istaurazione di una relazione, di una proiezione dell'albero sephirotico sul nostro corpo, sul nostro volto, sui nostri processi psichici.Cominciamo dai tre centri energetici che sono la via che si snoda tra le colonne, il punto di Kether, zona infracigliare della corona che dissipa le nostre ombre, le fantasie, le superstizioni, per avere un pensiero intuitivo e libero che possa esprimersi nell'azione riflessa in Malkut. O ancora, la via della freccia dei Chakra, liberando raffinando in un percorso di risalita le energie telluriche, le quali raggiungeranno Kether attraverso il lavoro giornaliero. Possiamo associarlo al Taro della Torre, le energie ignee risalgono da Malkut, mentre da Kether discende il fulmine dell'intuizione e dell'ispirazione devasta le false personalità, i riflessi distorti di noi stessi detronizzandoli, liberando il canale di collegamento tra l'alto e il basso e il basso e l'alto e il martinista si pone al centro. La shin.
Analogia che incontriamo ogni giorno nei nostri rituali è simboleggiata dalla barba di Aaronne. Accostiamoci a questa analogia attraverso tre canali: Aaronne e la barba; l'iniziatore e l'associato e il dio nero e il dio bianco.
L'associato è Malkut, infatti egli è il riflesso dell'iniziatore, ma come abbiamo detto, che è una relazione, quindi anche l'iniziatore è il riflesso dell'associato. Malkut in quanto barba è la punta in basso e nera. E' Osiride, il dio nero delle iniziazioni Orfiche, in quanto simbolo dell'associato smembrato nei 4 angoli della terra. Kether è la fonte dell'olio profumato che discende attraverso Binah e Hockmah, che ammorbidisce la barba nera facendo intravedere la barba bianca; trascendendo il riflesso del dio nero, raggiunge lentamente l'Essere Supremo. L'olio è utilizzato in tre occasioni: La Madre (Binah) unge il figlio in quanto sposo della Shechinah (Malkut) , il sacerdote unge il re in quanto sovrano di Malkut, allo stesso modo il sacerdote consacra il vecchio Aaronne nel nuovo Melkisedek. Ecco, il sacerdozio di Melkisedek spiritualmente portato a terra, a compimento, dal Cristo: la permutazione delle della parola seme è composta da Semek e Mem, ci offre un illuminante spunto trasformandosi in Mem Semek, ovvero Messiah, il seme divino che non è di Malkut ma in tale Regno viene inviato per compiere la sua opera di Sacrificio (sacrum-facere) e Rendenzione (riconquistare una purezza originaria, reintegrazione degli esseri). I paralleli iniziatici e archetipici sono evidenti e non possono sfuggire al nostro cuore Martinista: Il seme può creare vita solo dopo la sua Morte e la sua putrefatio , sempre che trovi una matrice adatta. Ecco l'importanza della nostra opera di associato incognito: un percorso di spoliazione e purificazione, in un certo senso di volontaria morte a tutti i nostri condizionamenti e riflessi disfunzionali, automatici, non reali.

21-10-2017
Fratelli e Sorelle  Incogniti:
Eros I:::I:::, Semes A:::I:::, Aternius A:::I:::, Aries A:::I:::, Tara A:::I:::, Rhiannon I:::I:::,
Sliema A:::I:::, Giovanni Battista A:::I:::.
Sovrano Ordine Gnostico Martinista.(http://www.martinismo.net/)

mercoledì 27 dicembre 2017

Il Solstizio d'Inverno, considerazioni personali e appunti di studio

illustrazione di Sivan Karim
Il più buio. Il giorno del Solstizio di Inverno è il giorno più buio dell’anno. È il giorno che sancisce l’inizio della stagione invernale durante la quale il Sole tornerà pian piano a riprendere posto nelle ore del giorno.
Invero l’Inverno cos’è se non gestazione? Uno stato meditativo,  di attenta osservazione della natura in sé stessa:  nei  boschi, sotto il peso del gelo e della neve, la linfa degli alberi si ritira nei tronchi così come noi ci ritiriamo nelle nostre case. È la vita che si richiude, che si interroga, su sé stessa.

Scriveva così P. Lovecraft,  in bocca al poeta pazzo Abdul Alhazred : “Non è morto ciò che in eterno può attendere, e col passare di strani eoni anche la morte può morire.”
Nonostante la spiritualità tradizionale stia vivendo un periodo di profonda crisi, finché l’umanità avrà la minima percezione di eventi che scandiscono le dinamiche del mondo, non sarà assoggettata dal furore del caos.
“L’evento solstiziale quale momento di trasmissione di una Visione del mondo e della vita cosmicamente ordinate.” scrive Maurizio Rossi su Ereticamente.1
In un periodo come il nostro, il festeggiamento dei solstizi diventa così un impegno morale nei confronti della nostra memoria storica, in questo periodo di confusione spirituale, in cui la Chiesa ha accumulato dogmi fino a cancellare il vero messaggio del Cristo, ed ai Cercatori di Verità non è rimasto che avvicinarsi al neopaganesimo, nella flebile speranza di un contatto con il Divino attraverso l’approccio spontaneo e naturale che caratterizzava i culti europei.
Si potrebbero dire tante cose, se ne sono dette tante di cose, giustamente, sui significati, la storia, gli usi e i costumi dei Solstizi. Oltre questo il Solstizio di Inverno è un momento che va vissuto, nel proprio intimo.

Dobbiamo tornare al principio, per tornare all’Uno, tornare all’Archetipo del significato dell’evento solstiziale, ora che tutto è stato detto, tutto è stato fatto. Tornare come fanciulli pascoliani ad una purezza originaria per meravigliarci di nuovo: alziamo gli occhi al cielo e guardiamolo questo sole che risorge, che risorge nei giorni, che compie questo moto apparente lungo l’eclittica nel giorno del Solstizio. Ora che tutte le speculazioni sono state fatte, tutti i sincretismi corretti o meno, facciamoci guidare dalle stelle. Ciò che saremo oltre questo mondo è ciò che rimarrà dopo aver abbandonato tutti i nostri strumenti operativi e speculativi: risorgiamo dunque noi stessi in questo Solstizio come in tutti gli altri a venire, perché i tempi del mondo sono i tempi dell’uomo.
Facciamoci noi stessi Mithra, guerrieri, nasciamo dalla pietra e uccidiamo le forze taurine che ci vorrebbero assoggettati a questo mondo materiale.
Facciamoci Dioniso, attraverso l’ebbrezza della vita, abbiamo  il coraggio di perdere il controllo per portare in superficie le nostre parti più buie, facciamoci possedere dall’ “enthousiasmos” e frammentiamoci nelle  nostre mille maschere fino a che non rimanga la nostra vera essenza.2
Facciamoci infine Cristo, e amiamo, amiamo oltre ogni modo, identità.  Amiamo oltre ogni confine, razza e religione. Perché la tradizione del Cristo è la tradizione dell’amore, e chi si ferma alle differenze tra sé e l’altro percorre la via dell’odio. Amiamo sì, oltre anche chi odia, oltre anche il mondo stesso, perché come è scritto nel Vangelo secondo Giovanni (17,14):
“Io ho mandato a loro la tua parola e il mondo li ha odiati perché essi non sono del mondo, come io non sono del mondo”.

Sono identificazioni totali con il Dio fattosi uomo e l’uomo fattosi Dio - archetipo ricorrente, di morte e resurrezione, portatore di salvezza; è una chiamata alle armi, all’operatività portata oltre l’uomo (ubermensch): queste, le richieste dei percorsi tradizionali occidentali all’iniziato.

Come Julius Evola volle trasmetterci:

“Come Spirito, esiste qualcosa che può servire già da traccia alle forze della resistenza e del risollevamento: è lo Spirito legionario. È l’abitudine di chi seppe scegliere la vita più dura, di chi seppe combattere anche sapendo che la battaglia era materialmente perduta, di chi seppe convalidare le parole dell’antica saga: «Fedeltà è più forte del fuoco» ed attraverso cui si affermò l’Idea tradizionale, che è il senso dell’Onore o dell’onta – non piccole misure tratte da piccole morali – ciò che crea una differenza sostanziale, esistenziale fra gli esseri, quasi come fra una razza e un’altra razza.”1

Quali ultimi, silenti depositari di una conoscenza che va sbiadendosi sui libri polverosi del destino, non dobbiamo stupirci dinnanzi alla fatica né tantomeno sottrarci alla chiamata all’azione che il percorso iniziatico ci richiede.

“Militia est vita hominis super terram”
“La vita sulla terra è un eterno combattimento”1
(Libro di Giobbe 7,1 - Sacra Bibbia)

E una vita di combattimento  è una vita correttamente spesa. 
Possiate risorgere come il Sole,
vivete d'Amore e Conoscenza

Sophia

Link in riferimento al testo, fonti di studio: 


Altri link di approfondimento:



mercoledì 1 novembre 2017

DIFFERENZA TRA ASCETISMO ED ERMETISMO NELL'ASCENSO SOGGETTIVO

Fin quando scrissi gli Elementi di Magia Naturale e Divina io insisterei nella pregiudiziale che il metodo sperimentale delle scienze, fisiche non è atto a dare un risultato pratico nello studio dei fenomeni dell'anima umana. Gli errori sono identici a quelli che si produrrebbero se i fenomeni del campo delle scienze naturali si dovessero controllare con i ragionamenti sentimentali dei novellieri e con versi e strofette dei poeti.materia da studiare è di origine tanto mutevole che le classifiche, i pareri, i ragionamenti non esplicano spesso neanche le condizioni transitorie morbose dei soggetti e delle cause dei disordini degl'isterici e degli epilettoidi e se ne conosce per quanto se ne può attribuire all'eredità e alle occasioni o pretesti fisici e morali.

La psicologia sperimentale oggi ha fatto dei progressi rapidi, ma conservando i nèi della sua origine di filosofia dei fenomeni naturali coi metodi della esperienza di laboratorio, quando la
Escludendo quindi come enormemente imperfetto questo metodo obbiettivo il quale non verrà mai a conclusioni certe sull'effettività e la realizzazione dei poteri integrativi dell'uomo, resta il metodo soggettivo da sperimentare fin dove possiamo arrivare, integrando i nostri poteri animici per ottenere dei risultati certi in un campo inverosimile perl comune degli uomini.
Questo metodo di autoispezione, o metodo di investigazione soggettivo, fu il metodo degli antichi filosofi  e della iniziazione sacerdotale.
E su questa devo fermarmi un poco per determinare bene ed esattamente ciò che voglio dire e non generare confusioni e cavilli che, come calze elastiche si adattano a tutte le gambe.
Il metodo soggettivo, scintificamente ed ermeticamente inteso, non è la via per diventare un asceta o un credente; e i religiosi, gli uomini che hanno fede in Maometto o in Cristo, che si preparano secondo il metodo prescelto alla conquista dell'eternità, non seguono un metodo di introspezione soggettiva perché il carattere dell'uomo di fede è di seguire l'esempio per conseguire il premio nell'eternità; invece il metodo di investigazione scientifica soggettiva è di aver coscienza di ogni passo in avanti e la cognizione esatta dei mezzi più omogenei alla provocazione di uno stato sentito che è fuori dal comune. (1)
Il religioso nel senso preciso della fede, deve attribuire tutto ciò che può ottenere alla elargizione per grazia di Dio o di un Nume.
Lo spirito di santità religiosa subordina la propria unità pensante alla volontà esperiore del padrone di tutte le cose: gli'israeliti su questo argomento sono come i cristiani e i maomettiani.
Geremia predicava allora come i santi cristiani nel medio evo: - Maledetto sia l'uomo che ha fede in sè- Benedetto sia l'uomo che pone ogni speranza in Dio. Basta leggere i salmi peniteziali, gli stessi che si recitano nei breviari romani, per capire psicologicamente come l'uomo di fede sia diverso dall'uomo di scienza.
Nei salmi il religioso dichiara: io sono come un vaso immondo- le mie piaghe sono fetide, io sono il disprezzo. Nel salmo XLIII dice: non avrò fede nel mio arco e la mia spada non mi salverà, ma tu, o Geova, che sei il mio padrone. I maomettiani riferiscono tutto ad Allah: ciò che Allah ha scritto, è e sarà; che vale affrettarsi?
Ora la via dell'ascenso religioso, via isiaca e passiva, non ha da fare con il nostro metodo  soggettivo, esame di sé in sé, per reintegrare i poteri possibili all'uomo; né da sperare con questo metodo, come vogliono gli imitatori di Cristo alla Tommano da Kempis, che il Maestro spunti in noi , perché in noi non spunta nient'altro che la Ragione e l'intelletto umano, quando non siamo uomini di fede. Gli imitatori di Cristo, se hanno fede e vera fede, s'iniziano all'ascenso religioso.
Sdoppiando la propria individualità , la più elevata della quale parla a nome di Cristo o di Maestro, l'altra ascolta e si umilia. E' la via del paradiso in tutte le religioni di oriente e dell'occidente, quando non è la via del manicomio o della delinquenza per esaltazione isterica.
Il metodo soggettivo non ha niente di comune con le religioni vecchie o nuove.
L'uomo è quello che è. L'uomo non è un angelo, nè un pappagallo. L'uomo ha tanto valore come unità propria, per quanto ha conosciuto e sa, anche se apparentemente oblìato, per quanto il suo Ermes penetra le cause naturali e ne facilita le applicazioni.
L'anima umana è un'unità storica . Ogni unità ha il suo valore storico. Si svolge e si eternizza nel conflitto di due forze: La volontà assoluta di evolvere e la necessità esteriore che determina i bisogni e le restrizioni. In astratto tutti gli uomini in essenza sono uguali; in realtà differiscono per storia, e per meriti e per colpe: Mamo Rosar Amru dice di più: che le anime non sono tutte uguali per la loro origine, alcune sono terrestri, altre sono di origine celeste, cioè sono e furono Numi provenienti da altre regioni planetarie.
Forse il pontefice Amru esagerava per creare un po di rispetto alla aristocrazia sacerdotale, ma oggi la nostra origine è... nei libri dello stato civile, e- in nome dell'uguaglianza--attendiamo il suffragio universale.
Per volontà, pazienza, studio, tutto l'uomo storico che è in noi si manifesta, valga ciò che valga. Non è detto che se nel nostro sacco abbiamo un personaggio molto scemo, per il solo fatto che si seguono le pratiche dell'ermetismo debba venir fuori un Bacone o un Olao Magno.  Quindi il criterio che basta volere per vedere affacciato il Maestro in sè è un concetto mistico della Imitazione di Cristo di cui ho parlato con rispetto e ammirazione sempre, e i mistici questo affacciarsi al Cristo in noi chiamano Iniziarsi.
E sta benissimo. Ma la iniziazione ermetica, iniziazione o iniziatura ai veri arcani degli antichi misteri, è una cosa diversa perché la scienza dell'anima o della psiche umana che apre, con le garanzie di una preparazione effettiva, non illusiva, non paurosa, un orizzonte nuovo alla vita umana e all'anima umana, conquista che diventa eterna; per cangiare di nascite resta sempre profondamente attaccata alla nostra coscienza... e si rinasce poeta con le rime nella cuffia di battesimo.
  Chi è che dà questa iniziazione ? Siamo sul pianeta terrestre, ed è chiaro che questa iniziazione la dano gli uomini, più o meno come gli altri, ma che hanno meritato nelle vie anteriori o nella presente, di sapere quello che gli altri non sanno.

(1) Si tenga sempre presente uesta differenza tra la via religiosa e la via ermetica. La teosofia o sapienza divina è, a rigor di termini, una via religiosa per arrivare ad una perfezione mistica; la Teologia è il ragionamento intorno agli dèi o all'idea divina. Quando spuntano i teologi e le discussioni intorno alla fede, sono cessati di fatto i miracoli della fede, poiché la fede non è supportata da nessun ragionamento, il quale non è tale nella sua essenza e non crea la fede, o è veramente una concatenazione di premesse e conseguenza dimostrabili e di strugge lo stato di credulità. Un religioso sente Dio: non lo discute; se annunzia che Dio è sinonimo di Padrone (geova) e a suo capriccio può tutto dare e tutto togliere, egli non deve ne può mettere in discussione questo enunciato che è assurdo pel ragionamento di uomo sano dell'occidente, poiché tal concetto di Dio è di origine orientale semitica, di quell'oriente dove i re furono dei e amministravano i loro soggetti come dettava il loro umore. La grandezza incommensurabile del popolo romano, repubblicano e imperiale di fronte a tutto il mondo morboso della psiche orientale, inferiore di milioni di cubiti a noi, è nell'aver dato per la prima volta al mondo lo spettacolo della giustizia amministrativa in terra e dell'uomo innalzato alla dignità di poter trattare alla pari coi numi della plebe ignorante.

Giuliano Kremmerz (Ciro Formisano) a cura di Eros.


sabato 28 ottobre 2017

SAMAEL.



Molte sono state le interpretazioni attribuite a questa figura. Ma chi è? Nella Kabbala il "vero" satana è Samael.
Partiamo dall'appellativo principale, quello Kabbalistico di "Principe di quegli Spiriti del Male" che rappresentano le incarnazioni dei vizi umani.
Interessante come figurazione precipua, ma se andiamo a scavare nelle credenze, scopriamo che Samael, secondo i Rabbini, è l'Angelo della Morte. Per i Kabbalisti più radicali, di nuovo, è il Serpente seduttore, il Principe dei Gusci (Qliphot), o Demoni.
Da ciò nasce l'idea cristiana di Satana, che è anche Lucifero, lo Splendente Angelo della Luce, il portatore di Luce e di Vita. Inoltre, nel Libro dei Numeri caldeo, abbiamo una forte contrapposizione: Samael è la sapienza celata (occulta), mentre Michele è la più alta sapienza terrestre.
 
Entrambi emanano dalla stessa sorgente, ma divergono dopo essere usciti da Mahat, l'Anima del Mondo. Samael è identico a ciò che in asia chiamano Simun, il vento caldo del deserto, ed anche a Vritra, il demone vedico della siccità. Si dice, inoltre, che la sede dei "Draghi alati del Male", di cui Samael è il capo, è il Monte Hermon.
Nella nostra ottica si può identificare quindi, Samael, in Satana, o meglio in Lucifero, come già detto. Egli rappresenta uno dei più grandi misteri di tutte le religioni: la Guerra in Cielo e la Caduta degli Angeli.
Più precisamente è da questa allegoria che nasce il Satana cristiano e la sua schiera ribelle. Satana è colui che libera l'uomo dal peccato dell'ignoranza (e quindi dalla morte eterna) per aprirgli la via del cielo (anche se attraverso la morte fisica).
Egli fu il primo principe di questo mondo; non è mai stato in cielo e, a causa della sua ribellione, è rimasto su questa terra come Spirito disincarnato guidando l'umanità verso la liberazione. La Legione di Satana, nonostante tutto, è figlia di Dio. Satana ha assunto forma antropomorfa solo dopo che la Chiesa cattolica inventò il Dio personale unico e vivente.
Divenne il paravento degli errori, dell'ingiustizia, della crudeltà di colui al quale si attribuivano perfezione assoluta, misericordia e bontà. Presso tutti i popoli, il Diavolo è solo l'altra faccia del Creatore, di cui non è migliore né peggiore. Poiché in Natura tutto è duale, ciò si impone anche per spiegare in qualche modo al livello più basso quali siano le caratteristiche del Bene e del Male.
Il Male è il rivestimento del Bene, come l'Ombra è il complemento della Luce. Non esiste il Bene assoluto e non esiste il Male assoluto: se sparisce il Male, sparisce anche il Bene, come se togliamo l'ombra sparisce anche la luce. Se cancelliamo Satana, non vi è più bisogno del Salvatore e tutto il Cristianesimo crolla miseramente. In Natura, come insegna la fisica, ad ogni azione corrisponde una reazione di pari intensità e di segno opposto: il Bene è l'azione, il Male la reazione.
L'antagonismo del Male conferisce al Bene una vitalità ed un'esistenza che altrimenti non avrebbe. Il male estremo è la Morte, ma cosa sarebbe la Vita senza la Morte? Nulla: non può esservi rigenerazione e ricostruzione senza la distruzione. Ma dopotutto possiamo pensare che Satana sia Venere, Lucifero; e la Terra è figlia adottiva e sorella minore di Venere, mentre Lucifero è "il portatore di luce".
All'origine, quindi, Satana è l'Agathodaemon, il più alto Arcangelo, il più antico Logos benevolo; solo quando la teologia cristiana lo pone in posizione di Avversario di Dio, diventa un dannato. Ecco chi è Samael: Satana è Samaele, l'Angelo della Morte, il Serpente seduttore, l'Angelo della Luce, il Portatore di Vita e di Luce spirituale.
Per la Teosofia non esistono Diavoli completamente perversi, nè Angeli assolutamente perfetti: Lucifero, nel suo aspetto più elevato è il Logos, in quello più basso è l'Avversario; sono entrambi il riflesso del nostro Ego. Lucifero, Spirito dell'Illuminazione intellettuale e della Libertà di pensiero, è il faro che guida l'uomo a trovare la sua strada attraverso i tanti scogli della vita. Lattanzio, parlando della natura di Cristo, dice che il Logos, il Verbo, è il fratello primogenito di Satana e la prima di tutte le creature.


Se Satana avesse un'esistenza oggettiva in questo mondo, sarebbe ossessionato dalla malvagità dell'umanità, le cui risorse negative sono in grado di annientare qualsiasi diavolo. Si suol dire che Satana è ottimista se pensa davvero di poter fare diventare l'uomo peggiore di quanto non sia! Si parla anche di Satana come del Principe del Mondo e della Potenze dell'Aria, perfetto in sapienza e bellezza, dotato delle insegne della regalità, sacerdote dell'Altissimo, ecc.
Egli è il "cherubino unto" che Dio creò come la più bella e saggia di tutte le sue creature, in questa parte dell'universo, affidandogli la nostra Terra e forse anche il Sistema Solare.
Scrive Anna Kingford, studiosa teologa: "E al settimo giorno uscì dalla presenza di Dio un Angelo Potente, pieno di collera e di furore distruttivo; Dio gli diede il dominio della sfera più esterna".
Ed Ermete, altro importante pilastro di teoria religiosa, dice: "Satana è il Guardiano del Tempio del Re; egli sta sotto il portico di Salomone e tiene le chiavi del Santuario".
E sempre la Kingford: "Satana è il magistrato della giustizia di Dio (il Karma); la gloria di Satana è l'ombra del Signore, il trono di Satana è lo sgabello di Adonai (Altissimo)".
Quando la Chiesa maledice Satana, maledice il riflesso cosmico di Dio. Satana, il Serpente del Genesi, è il Padre dell'Umanità Spirituale, colui che aperse gli occhi all'automa creato da Yeho-wah. Avversario di Geova, Salvatore dell'umanità, Satana rappresenta l'energia attiva, la forza centrifuga dell'Universo cosmico. Egli è Fuoco, Luce, Vita, Lotta, Sforzo, Pensiero, Coscienza, Progresso, Civiltà, Libertà, Indipendenza.
Ma è anche dolore, come reazione al piacere dell'azione, e morte, come rivoluzione della vita. Egli brucia nell'Inferno, il mare di fuoco, ossia il Sole, che è fonte di vita nel nostro Sistema, principio attivo di ogni essere che vive su quella Terra che è la dimora e la sorgente del Satana terrestre. La forza centripeta è freddo e morte, la forza centrifuga è caldo e vita: non vi è vita dove non vi è calore. Nella Cabala, Samaele, che i cristiani chiamano Satana, appare identico a Michele, l'uccisore del drago. Ma, mentre Samaele è la sapienza celata, Michele è la sapienza terrestre. In ebraico, Sàtan deriva da "shatana", che significa "essere avverso". Metafisicamente, Satana è semplicemente il contrario, l'opposto di ogni cosa che vi è in natura. Poiché ogni cosa nel nostro universo ha due facce, Satana è l'altra faccia di ogni cosa. E se l'ombra è il contrario della luce, la luce è il contrario dell'ombra.
Per gli Gnostici, Geova era il creatore di Ofiomorfo, il Serpente, il Male, Satana. Arimane, Tifone, Satana e tutti gli altri aspetti oscuri delle divinità ritenute buone, spariranno tutti il giorno in cui l'umanità si libererà dalle passioni e dalla malvagità. Satana è un Dio, figlio di Dio, personificazione del Male astratto che è un'arma della Legge Karmika e del Karma stesso.
Egli è la natura umana, anzi l'uomo stesso. Eliphas Levi così lo definisce "Abbastanza orgoglioso da credere sé stesso Dio; abbastanza coraggioso da acquistare l'indipendenza al prezzo di torture e sofferenze eterne; abbastanza forte da farsi un trono sul rogo inestinguibile; Satana è il principe dell'anarchia servito da una gerarchia di spiriti puri".
Nonostante questa bella descrizione, Levi dovette fare molte concessioni alla Chiesa di Roma! Ben altro è il discorso che Levi fa quando parla di Lucifero e della Luce Astrale: eppure sono la stessa cosa, almeno sotto alcuni punti di vista. Satana, il Drago rosso, il Signore del Fosforo, Lucifero, il Portatore di Luce, è dentro di noi, è la nostra Mente, il nostro Tentatore e Redentore, intelligente Liberatore e Salvatore dalla pura animalità. Senza questo principio non saremmo nulla più che animali!
Se gli Angeli Ribelli sono semplicemente gli Spiriti caduti nell'incarnazione e nella materia, essi sono figli di Dio, ed allora Satana e Dio sono la stessa cosa, i due aspetti della stessa cosa, come Logos e Satana, i capi delle due Legioni, sono le due facce di una stessa Entità. Questo per proporre una visione che prescinde da qualsiasi ottica standard. Pensiamo Samael come un'entità morale, e tutto ci sarà più chiaro. Basta che non si fraintende. Questo è il male del mondo: il fraintendimento. Attenzione quindi a non superare quella sottile linea che sta tra ragione e follia di credenza e adorazione di un male fondamentalmente inesistente.
-Woland-

mercoledì 18 ottobre 2017

RIFLESSIONI SULL'ALBERO SEPHIROTICO - gli strumenti dell'esoterista moderno

Ad un paio di giorni dal Convento1 di Montecatini Terme sul tema della simbologia e delle diverse declinazioni dell'Albero della Vita, mi piacerebbe condividere alcune considerazioni.
Qualcuno, soffermandosi sul percorso di studi martinista potrebbe chiedersi:
“Sì, ma la Cabala che c'entra?”
Faccio un parallelismo col disegno – perché studiando Architettura mi rimane più facile come esempio. Quando abbiamo bisogno di riportare la realtà sul foglio operiamo su di essa una semplificazione, una astrazione. Discretizziamo il continuum della materia attraverso i tre enti geometrici euclidei – punto, linea, superficie – e operiamo una scelta di quali elementi rappresentare.
In questo contesto il disegno è inteso come uno strumento di indagine della realtà attraverso la sua rappresentazione – non nella sua totalità di variabili, ma solo nei suoi elementi essenziali.

La Cabala opera le medesime semplificazioni e astrazioni per indagare il Mondo – tutto – nelle sue manifestazioni materiali e immateriali.
Se smettessimo dunque di intendere la Cabala dogmaticamente – come una dottrina – e cominciassimo invece a considerarla, da esoteristi, come un normale e utile strumento di studio, non solo capiremmo la necessità di inserirla nel percorso di studi dell’iniziato, ma ci verrebbe anche spontaneo usare la Cabala affianco ad altri strumenti tradizionali (Alchimia, Astrologia, simbologia ermetica ecc.).
Tutte astrazioni dunque, solo strumenti.
Noi veniamo al Mondo senza strumenti e senza strumenti ce ne andiamo. Ci impegniamo tanto per diventare come Il Mago, ma nasciamo e moriamo come Il Matto. Perché il nostro percorso è ciò che rimane oltre tutte le nostre nozioni  apprese, le dottrine verificate, le pratiche ascetiche e l’operatività serrata: ciò che rimane del nostro percorso è il Silenzio – lo stato incomunicabile della conoscenza.

vivete d'amore e conoscenza
Sophia


1 “In data 20, 21 e 22 Ottobre 2017 si terrà a Montecatini Terme il Convento del Sovrano Ordine Gnostico Martinista. Il tema trattato è :
"L'Albero della Vita e i suoi Riflessi nel Lavoro dell'Associato Incognito"
Nei vari gradi di appartenenza, saranno analizzati gli strumenti e i simboli che compongono il viatico di reintegrazione proposto dal martinismo.
In modo da delineare quello che è il metodo operativo e filosofico proposto dal Nostro Venerabile Ordine, per i fratelli e le sorelle impegnati lungo la via della Conoscenza.

giovedì 24 agosto 2017

USARE I TAROCCHI PER FINALITÀ DIVERSE DALLA DIVINAZIONE (ovvero usare i Tarocchi non per leggere il futuro)

“I Tarocchi sono una macchina filosofica, che evita alla mente di divagare, pur lasciandole iniziativa e libertà; si tratta di matematica applicata all'assoluto, l'unione di ciò che è logico con ciò che è ideale, come una combinazione di pensieri esatti tanto quanto i numeri, forse la concezione più semplice e più grande del genio umano.”
(Eliphas Lévi)

I Tarocchi possono servire come utilissimo strumento per chi inizia ad approcciare all'Esoterismo occidentale tradizionale e alla Magia.

I MAZZI
I Tarocchi, così come sono giunti a noi, si compongono di un mazzo di 78 “lame” (carte), diviso a sua volta in 22 Arcani Maggiori e 56 Arcani Minori. Tolti altri tipi di mazzi di carte, come ad esempio le Sibille o gli Oracoli, esistono in commercio una grande varietà di mazzi di Tarocchi che seguono questa configurazione. Il mio consiglio è di usare, sia per la meditazione che per lo studio uno di questi seguenti tre tipi di mazzo:

– Tarocchi Marsigliesi
– Tarocchi di Rider White
– Tarocchi di Papus (più rari da trovare, per i più esperti)
L'ideale sarebbe trovare, di uno di questi mazzi, una versione che per ogni lama vi dia: il numero dell'Arcano, la lettera ebraica e il simbolo astrologico corrispondenti.























PER LO STUDIO
I Tarocchi possono essere usati per studiare, in maniera forse più intuitiva proprio grazie all'immediatezza delle loro immagini, tutta la simbologia alla base della teoria dell'Esoterismo occidentale tradizionale.
Lo studio della simbologia dei Tarocchi infatti, tocca ogni branca dell'Esoterismo occidentale tradizionale – Ermetismo, Cabala, Astrologia, Alchimia... –. Le lame possono essere studiate singolarmente, oppure più di una insieme, l'una in rapporto con l'altra: una delle tecniche di studio coi Tarocchi, infatti, consiste nel ragionare sulle combinazioni di Arcani Maggiori e Minori trovando sempre nuove chiavi di lettura.
LIBRI CONSIGLIATI per lo studio della simbologia dei tarocchi:
– I Tarocchi, Oswald Wirth, Edizioni Mediterranee (testo base)
– La Rota Magica dei Tarocchi, Mouni Sadhu, Edizioni Mediterranee – Roma (testo avanzato)

PER LA MEDITAZIONE:
Dopo lo studio della simbologia degli Arcani, potremmo provare a meditare su di essi.
Seduti in una posizione comoda con uno o più Arcani di fronte, li contempleremo facendo vuoto nella nostra mente. Dovremmo mantenere una ferma concentrazione sull'immagine senza riflettervici sopra, ovvero senza formulare pensieri discorsivi a riguardo. La finalità di questo tipo di meditazione è quello di generare immagini dalle immagini, lasciare che attraverso una lucida contemplazione, una ferma concentrazione, i simboli dell'Arcano lavorino dentro di noi e ne producano di nuovi.
Consiglio di tenere un quaderno, dove appuntare le impressioni delle meditazioni sugli Arcani di volta in volta, e rileggerle, nel caso, in un momento successivo.

PER I RITUALI DI MAGIA:I Tarocchi possono essere usati anche nell'operatività magica; una o più lame possono essere introdotte dentro un cerchio magico, tenendo conto delle loro rispettive simbologie in base agli effetti che vorremmo sortire col rituale, a sostegno della nostra volontà nell'operazione.
Questo utilizzo dei Tarocchi LO SCONSIGLIO VIVAMENTE, perché ogni Arcano, Maggiore o Minore che sia, contiene delle simbologie di duplice lettura: sia nefaste che propizie. Nel caso in cui non si sapesse maneggiare con cura questa natura così ambigua dei Tarocchi, si rischierebbe di ottenere effetti contrari a quelli voluti.

TAROCCHI E CABALA: MEDITAZIONE SUGLI ARCANI E LE LETTERE EBRAICHE
La Cabala costituisce una delle maggiori branche dell'Esoterismo tradizionale occidentale. L'operatività speculativa cabalista si basa sull'associazione a ciascuna delle 22 lettere ebraiche un significato allegorico e un valore numerico. Così, giocando con le lettere e coi numeri si ottiene la completa comprensione dei testi religiosi per giungere, attraverso questa, a Dio.
Gli esoteristi non puramente cabalisti, usano un'associazione ulteriore, per cui ad ogni lettera ebraica, oltre che un significato allegorico e un valore numerico, corrisponde un Arcano Maggiore.
Studiando parallelamente la simbologia degli Arcani Maggiori dei Tarocchi e il significato cabalistico delle lettere ebraiche, potremmo procedere alla meditazione in questo modo:
seduti in una posizione comoda con uno o più Arcani Maggiori di fronte, inizialmente ci concentreremo sull'immagine della lama, in seguito, andremo a mantralizzare il nome della lettera corrispondente all'Arcano (uno per volta, se sono più di un Arcano).




LIBRI CONSIGLIATI per lo studio della Cabala correlata alla simbologia dei Tarocchi:
– La Cabbala, A. Troisi, ed. Bastogi Libri (testo base)
– Tarocchi e Cabala, Samael Aun Weor, ed. Cerchio della Luna (testo avanzato)
– I Tarocchi e l'Albero della Vita, Claudio Marucchi, ed. Psiche2 (testo avanzato)

vivete d'amore e conoscenza
Sophia