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illustrazione di Sivan Karim |
Invero l’Inverno cos’è se non gestazione?
Uno stato meditativo, di attenta
osservazione della natura in sé stessa: nei boschi, sotto il peso del gelo e della neve,
la linfa degli alberi si ritira nei tronchi così come noi ci ritiriamo nelle
nostre case. È la vita che si richiude, che si interroga, su sé stessa.
Scriveva così P. Lovecraft, in bocca al poeta pazzo Abdul Alhazred : “Non è morto
ciò che in eterno può attendere, e col passare di strani eoni anche la morte
può morire.”
Nonostante la spiritualità tradizionale stia vivendo un periodo di
profonda crisi, finché l’umanità avrà la minima percezione di eventi che
scandiscono le dinamiche del mondo, non sarà assoggettata dal furore del caos.
“L’evento solstiziale quale
momento di trasmissione di una Visione del mondo e della vita cosmicamente
ordinate.” scrive Maurizio Rossi
su Ereticamente. 1
In un periodo come il nostro, il festeggiamento dei solstizi diventa così
un impegno morale nei confronti della nostra memoria storica, in questo periodo
di confusione spirituale, in cui la Chiesa ha accumulato dogmi fino a cancellare
il vero messaggio del Cristo, ed ai Cercatori di Verità non è rimasto che
avvicinarsi al neopaganesimo, nella flebile speranza di un contatto con il Divino
attraverso l’approccio spontaneo e naturale che caratterizzava i culti europei.
Si potrebbero dire tante cose, se ne sono dette tante di cose,
giustamente, sui significati, la storia, gli usi e i costumi dei Solstizi.
Oltre questo il Solstizio di Inverno è un momento che va vissuto, nel proprio
intimo.
Dobbiamo tornare al principio, per tornare all’Uno, tornare all’Archetipo
del significato dell’evento solstiziale, ora che tutto è stato detto, tutto è
stato fatto. Tornare come fanciulli pascoliani ad una purezza originaria per
meravigliarci di nuovo: alziamo gli occhi al cielo e guardiamolo questo sole
che risorge, che risorge nei giorni, che compie questo moto apparente lungo
l’eclittica nel giorno del Solstizio. Ora che tutte le speculazioni sono state
fatte, tutti i sincretismi corretti o meno, facciamoci guidare dalle stelle.
Ciò che saremo oltre questo mondo è ciò che rimarrà dopo aver abbandonato tutti
i nostri strumenti operativi e speculativi: risorgiamo dunque noi stessi in
questo Solstizio come in tutti gli altri a venire, perché i tempi del mondo
sono i tempi dell’uomo.
Facciamoci noi stessi Mithra,
guerrieri, nasciamo dalla pietra e uccidiamo le forze taurine che ci vorrebbero
assoggettati a questo mondo materiale.
Facciamoci Dioniso, attraverso
l’ebbrezza della vita, abbiamo il
coraggio di perdere il controllo per portare in superficie le nostre parti più
buie, facciamoci possedere dall’ “enthousiasmos”
e frammentiamoci nelle nostre mille maschere
fino a che non rimanga la nostra vera essenza.2
Facciamoci infine Cristo, e
amiamo, amiamo oltre ogni modo, identità. Amiamo oltre ogni confine, razza e religione.
Perché la tradizione del Cristo è la tradizione dell’amore, e chi si ferma alle
differenze tra sé e l’altro percorre la via dell’odio. Amiamo sì, oltre anche
chi odia, oltre anche il mondo stesso, perché come è scritto nel Vangelo
secondo Giovanni (17,14):
“Io ho mandato a loro la tua parola e il mondo li ha odiati perché
essi non sono del mondo, come io non sono del mondo”.
Sono identificazioni totali con il Dio fattosi uomo e l’uomo fattosi
Dio - archetipo ricorrente, di morte e resurrezione, portatore di salvezza; è una
chiamata alle armi, all’operatività portata oltre l’uomo (ubermensch): queste,
le richieste dei percorsi tradizionali occidentali all’iniziato.
Come Julius Evola volle trasmetterci:
“Come Spirito, esiste qualcosa
che può servire già da traccia alle forze della resistenza e del
risollevamento: è lo Spirito legionario. È l’abitudine di chi seppe scegliere
la vita più dura, di chi seppe combattere anche sapendo che la battaglia era
materialmente perduta, di chi seppe convalidare le parole dell’antica saga:
«Fedeltà è più forte del fuoco» ed attraverso cui si affermò l’Idea
tradizionale, che è il senso dell’Onore o dell’onta – non piccole misure tratte
da piccole morali – ciò che crea una differenza sostanziale, esistenziale fra
gli esseri, quasi come fra una razza e un’altra razza.” 1
Quali ultimi, silenti
depositari di una conoscenza che va sbiadendosi sui libri polverosi del
destino, non dobbiamo stupirci dinnanzi alla fatica né tantomeno sottrarci alla
chiamata all’azione che il percorso iniziatico ci richiede.
“Militia est vita hominis super
terram”
“La vita sulla terra è un eterno
combattimento”1
(Libro di Giobbe 7,1 - Sacra Bibbia)
E una vita di combattimento è
una vita correttamente spesa.
Possiate risorgere come il Sole,
vivete
d'Amore e Conoscenza
Sophia
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fonti di studio:
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